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Non solo stress vicariante nel personale a contatto con i profughi

Autore(i): Luc Quintyn. Luc Quintyn – Conseiller – expert/ Master Clin Psy – Cabinet Min.Intérieur – Département “Instances d’asile”. Traduzione a cura di Claudia Marelli

Guarda com’entri e di cui tu ti fide; non t’inganni l’ampiezza de l’intrare!

Dante, “La Divina Commedia: Inferno”, Canto V, 19 – 20

Avant d’entrer, prends garde
Vois l’aventure où tu veux te fier
et que l’ampleur de l’huis trop ne t’abuse
(tr. A.Pézard)

Introduzione

É realmente utilizzabile una definizione di stress?

Nelle letteratura specializzata sono presenti numerose definizioni di stress, ma continuo a chiedermi se ne esiste una realmente funzionale (ossia utilizzabile) per spiegare il significato di “stress” e “essere stressato”.

Con tali termini mi riferisco a reazioni disfunzionali e a sentimenti spiacevoli che si manifestano in seguito a situazioni difficilmente controllabili. Ciò che ci interessa in questo contesto, però, non è tanto una definizione di tipo situazionale, ma un’analisi delle risposte che scaturiscono da noi quando nel tempo persistono reazioni stressanti.

In alcuni casi lo stress può aiutarci a lavorare meglio, ad esempio in modo più vivace ed efficiente in situazioni difficili o eccezionali; in questi casi lo si può definire “stress funzionale”.

Tuttavia, se le situazioni persistono per lungo tempo (stress funzionale + variabile tempo), si crea in noi una “perturbazione del sentimento di benessere”, una diminuzione della qualità della vita, dell’efficacia, della qualità del lavoro ecc…

Tipi di stress riscontrati durante il lavoro con vittime di catastrofi

1. Stress di base.

Durante il mio lavoro con le vittime di catastrofi, ed in particolare con i candidati rifugiati (CR), ho osservato che la tolleranza allo stress (sensibilità / resistenza) varia da un individuo all’altro e le reazioni dovute a questo possono essere espresse in diversi modi.

Quando si compie un’analisi di uno stress disfunzionale, più che una valutazione della sensibilità individuale allo stress, è importante sapere se la persona stressata dispone di “meccanismi di compensazione” [1] per far fronte e ridurre i sintomi dovuti alla situazione di stress irritante (es. praticare uno sport).

Queto punto è molto importante per un’organizzazione che si occupa della selezione del personale che dovrà levorare a diretto contatto con vittime di catastrofi e CR.

Analisi del seguente schema:

Schema

+3

+1

-4

STRESS

+5

-2

-6

Legenda:

1 = resistenza allo stress/si può sopportare uno stress importante per un certo periodo di tempo;

2 = sensibilità allo stress/si provano più rapidamente gli effetti di uno stress persistente;

3 e 5 = meccanismi di compensazione efficaci;

4 e 6 = meccanismi di compensazione inefficaci.

La combinazione di 1+3 e 2+5 sembrano le più appropriate.

L’esperienza dimostra che la formula 2+5 può essere correlata a candidati che presentano un’elevata capacità di empatia.

Questa risulta essere una capacità vincente per la tipologia di lavoro richiesto, anche se implica che sia presente una maggiore “vulnerabilità”. É quest’ultima che richiama la nostra attenzione e che, innanzitutto, occorre distinguere dalla “debolezza di carattere”.

1.a) Cause dello stress di base

Fra le cause dello stress di base si possono identificare due grosse categorie di fattori:

  • Fattori personali: rappresentati dai problemi latenti (personalità conflittuale, turbe dell’affettività…). Questi sono alla base delle complesse motivazioni che spingono l’individuo ad impegnarsi in alcune attività. Ricordiamo a puro titolo esemplificativo i fantasmi di aiuto e auto – aiuto, la fuga nell’iperattività ecc… Questi fattori personali azionano quesi sempre delle modalità di compensazione inefficaci quali: fuga nell’alcool. Perdersi in lavori subalterni, frustrazione, iperattività o, al contrario, regressione ecc…
  • Fattori contestuali: vi sono poi dei fattori legati al contesto in cui il soggetto vive e che possono a loro volta essere causa di stress. Ricordiamo ad esempio le rotture di rapporti sentimentali o affettivi in generale, problemi finanziari ecc…

2. Stress organizzato

Una seconda serie di fattori, possibile causa di stress non funzionale, è legata ai problemi eo ai limiti dell’organizzazione in cui si opera.

Fra questi ricordiamo:

  • Mancanza di personale personale eo mezzi;
  • Problemi tecnici o d’infrastruttura;
  • Mancanza di precisione nella definizione dei ruoli/ compiti/ funzioni/ carta delle funzioni/ attitudini faccia a faccia dei CR ecc…;
  • Stile di leadership (es. Un capo che esige senza domandare niente crea confusioni rispetto le aspettative);
  • Problemi di comunicazione (che può essere insufficiente/ incompleta/ infantile/ denigrante/ tardiva/ inadeguata ecc…);
  • Assenza di formazione o formazione insufficiente o inefficace [2].

3. Trauma vicariante / stress vicariante

Questa forma particolare di stress è stata riconosciuta solo di recente dai soggetti a contatto diretto con “vittime gravemente traumatizzate”(High Risk Jobs). Questa tipologia di stress può essere connessa con l’aforisma: “Thou shalt not touch victims unpunished”.

L’essere in contatto con persone traumatizzate sembra avere un impatto più profondo sulla personalità di quanto comunemente si ammetta e, soprattutto, può provocare delle reazioni e dei sentimenti spiacevoli, indesiderabili e disfunzionali.

Per quanto concerne questo fenomeno, la ricerca scientifica è ancora agli inizi, tuttavia si ipotizza che alcuni dei fattori coivolti possano essere:

  • Prossimità dell’idea di morte. Nel contatto con persone gravemente traumatizzate, il soccorritore può scoprire la propria vulnerabilità.
  • Nella circostanza in cui si presenti una forte identificazione emotiva con le vittime, il soccorritore si trova a condividere inconsciamente le angosce delle vittime o dei CR.
  • Ambiguità del ruolo del soccorritore nei confronti delle aspettative della vittima. Questo confronto si accompagna spesso ad una presa di coscienza dei propri limiti e fa emergere nel soccorritore un sentimento d’impotenza.

3.1 Forme di reazione

Si possono distinguere due tipi di reazione[3]:

Livello empatico (“empathic withdrawal”), che nel contesto lavorativo si esprime con:

  1. Cinismo/ umore nero;
  2. Presa di distanza/ disumanità/ banalità/ riduzione del numero di persone a un numero di dossier/ attribuzione di etichette alle persone (” É sicuramente ancora qualcuno che si è fatto picchiare da…” opp. “è già la terza volta questa settimana” questi sono esempi di presa di distanza);
  3. Evitamento dei contatti diretti o individuali con i CR;
  4. Strategie di fuga (alcool/ assenteismo);
  5. Aggrapparsi a posizioni di forza/ rottura di confidenza.

Identificazione con investimento empatico non dominante (“Empathic enmeshment”) che si esprime solitamente con:

  1. Idealizzazione eccessiva del CR. Alcuni certificati psicosociali presentati con la domanda di asilo, ad esempio sembrano più dei dossier idealizzati che descrizioni oggettive della sofferenza osservata;
  2. Questo fenomeno si collega strettamente al complesso di Jéhovah ( =sono tutto dedito ad aiutare le vittime/ i CR) ed il complesso di “madre di misericordia”( =prendere a proprio carico tutti i problemi del mondo);
  3. Iperattività non costruttiva (attività senza creatività o produttività) e straordinaria (presenza fuori dagli orari normali di lavoro, spesso senza richiesta di compensazione);
  4. Grande implicazione del CR nella vita dell’aiutante/ soccorritore;
  5. Fantasie sessuali o tenerezza non controllata, attrazione per i CR;
  6. Idealizzazione dei CR, visti in alcuni casi alla stregua di eroi (vittima = eroe per il suo comportamento coraggioso);
  7. Posizione privilegiata di chi ha contatti diretti: il soccorritore tiene conto dei fatti (es.rapporti della Polizia) e non prende in considerazione la sofferenza più profonda;
  8. Difesa o protezione di se stessi: relativizzazione, teorizzazione, noia, minimizzazione…
  9. Ecc…

É chiaro che questi due tipi di reazione non sono solo l’effetto per il soccorritore ma, possono ugualmente avere un impatto disfunzionalesu tutta l’equipe di lavoro.

Dal punto di vista organizzativo, infatti, si possono osservare delle reazioni indesiderate come ad esempio:

  • Assenteismo o al contrario troppi straordinari, demotivazione, bassa qualità del lavoro, blocco della comunicazione, rinnovo significativo del personale, deresponsabilizzazione collettiva a uno o più CR, rinvio di compiti, eccessiva osservazione e attenzione del sottile??, relazioni tese nell’equipe, pettegolezzi, gelosie interne ecc…

Dal momento che non si conoscono le reazioni visibili prodotte da uno stress vicariante, è possibile cercare di capire quali possono essere i sentimenti riscontrabili nei soccorritori.

3.2 Quali “sentimenti” si possono riscontrare nei soccorritori?

  1. Sentimento di colpa: esempio “Io sono salvo, privilegiato, fortunato…”
  2. Collera: sentimenti di collera o di aggressività difficilmente controllabili dei CR nei confronti dei soccorritori (vd nota 4) possono produrre una reazione ambivalente in questi ultimi. “sono in collera coi CR” = “ho il diritto di essere in collera coi CR?”, e come reazione possibile, pensare che i CR esagerino nella descrizione delle esperienze traumatizzanti.
  3. Diffidenza: questo sentimento sembra essere legato al precedente e, più volte emerge nelle conversazioni con i soccorritori. Ciò si attiva frequentemente quando i soccorritori scoprono che il racconto dei CR non corrisponde alla realtà dei fatti. I soccorritori che lavorano già da tempo con i CR hanno più volte avuto la possibilità di constatarlo ed hanno percepito la loro delusione trasformarsi in un sentimento di diffidenza generalizzata nei confronti di tutti i CR.
  4. Vergogna: disgusto nei confronti della crudeltà del mondo in seguito a reazioni disumane delle vittime per sopravvivere.
  5. Implicazioni nei lutti: essere commossi per il fatto che la vittima non ha avuto la possibilità di realizzare un lutto: “…non ho potuto sotterrare la madre”.
  6. Sentimenti di “anch’io”
  7. Sentimenti di appartenenza: il soccorritore proviene dallo stesso dallo stesso luogo oppure ha le stesse origini…sono tutti fattori che permettono di comprendere meglio i CR ma, si rischia di perdere di vista l’incarico principale.
  8. Conflitti morali: non tutti i CR sono perfettamente onesti => attitudine dei soccorritori in rapporto al concetto di menzogna della propria vita/ fenomeno della scoperta della fraudolenza di un racconto/reazioni => tacere/trovare improvvisamente i CR antipatici e cercare di evitarli/denigrarli vicino ai CR => scatenare l’aggressività dei CR…
  9. Fantasie sessuali di tenerezza: paternalismo/fantasie di onnipotenza.
  10. Liberatore/ protettore: si tratta di sentimenti dove il soccorritore vede il CR come un martire o un incompreso che deve essere liberato/ aiutato.

Su questo ultimo punto mi permetto di fare un’osservazione importante.

Secondo la mia opinione, le espessioni di una profonda sofferenza psichica sono decifrate universalmente dagli esseri umani e questo nella nostra cultura si traduce con un sentimento di aiuto spontaneo: “devo fare qualcosa”.

In questo non c’è nulla di male, ma il rischio diventa reale nel momento in cui la vittima percepisce l’aiuto come una forma di paternalismo, oppure questo viene vissuto come una limitazione dell’autonomia e della dignità della vittima che, in questo modo, le impedisce di esprimersi con le proprie capacità.

Questo può essere visto dalle vittime come un abuso di potere.

Le vittime di un grave incidente sono allo stesso tempo vittime di un abuso di potere e risultano estrememante sensibili a tutte le forme di aiuto che viene loro offerto.

Il paternalismo, comprendente anche la pietà, appare dunque come la forma più subdola di abuso di potere.

In questa condizione, tutto l’aiuto proposto comporta sempre il rischio che la vittima e/o il CR reagisca, presto o tardi, con un rifiuto nei confronti dei soccorritori.

4. Stress cumulativo (traumatico)

Questa forma di stress può essere definita come:

sentimenti spiacevoli e reazioni non funzionali in seguito ad un accumularsi di traumi minori nei contatti con i CR (liti regolari, tentativi di suicidio, movimenti rivendicativi).

Presi singolarmente, tutti questi incidenti sono perfettamente controllabili, dal soccorritore e dalla sua equipe ma, l’accumulo di questi in un tempo molto breve abbassa la capacità di assorbimento da parte dell’individuo e/o dell’equipe.

5. Stress traumatico

Lo stress traumatico è il diretto risultato di un trauma maggiore definito come incidente critico,che presenta le seguenti caratteristiche:

  • Totalmente inatteso;
  • Caso unico;
  • Provoca una grande paura nella vittima e nelle persone eventualmente presenti;
  • La vittime si sente totalmente impotente al momento dell’incidente;
  • La nozione di morte è presente, realmente o potenzialmente.

Esempio:

“Un assistente sociale di un CPS potrebbe essere minacciato durante il suo lavoro con un coltello; oppure potrebbe trovare in un centro di accoglienza, il corpo di un CR dopo il suicidio”.

In circostanze estreme i soccorritori potrebbero essere colpiti da Disturbo Post Traumatico da Stress [DSM-IV-R (309.81)].

MISURE PREVENTIVE CONTRO LO STRESS VICARIANTE

1. Principi base di prevenzione

  • Prevenzione cognitiva: informazione/ conoscenze/ conoscere e riconoscere
  • Prevenzione emozionale: “condividere”

2. Base legale riguardante la gestione dello stress sul luogo di lavoro

  • Si tratta più precisamente della politica che riguarda il benessere dei dipendenti durante lo svolgimento del loro lavoro.

(Loi Belge du 04.08.1996 et Arrêté du 27.03.1998)

  • Argomenti aggiuntivi [4]
  1. ragioni motivazionali
  2. ragioni finanziarie
  3. ragioni giuridiche
  4. ragioni di PR
  5. ragioni di sicurezza

3. Misure

FORMULA DI BASE DELLE MISURE PREVENTIVE

RISPETTARE/ COLLOCARE/ CONDIVIDERE

Dal punto di vista dei dipendenti

Possono e devono essere posti un certo numero di quesiti alle persone che dovranno lavorare con i rifugiati.

É d’obbligo aspettarsi:

  • Onestà intellettuale: conoscere le proprie capacità e i propri limiti;
  • Introspezione/ autocritica: rispetto al lavoro, al proprio comportamento, alle proprie attitudini, ai propri punti sensibili…
  • Disposizione a condividere le proprie esperienze/ sentimenti coi colleghi;
  • Disposizione a migliorarsi

Dal punto di vista dei dipendenti e dell’organizzazione

  • Una selezione corretta (vd criteri);
  • Un aggiornamento sulla formazione riguardante il riconoscimento dello stress;
  • L’analisi dei fenomeni legati allo stress (vd aspetti legali) e le diverse proposte risolutive (ad esempio le tecniche di prevenzione dello stress);
  • Un’atmosfera lavorativa che associ sicurezza psicologica sufficiente per la realizzazione dei principi di base

4. Tecniche

Individuali: es. Riflettere isolandosi;

In gruppo: es. Spitting-groups, defusing e debriefing…

CONCLUSIONI

In conclusione è utile sottolineare l’importanza di una politica ponderatamente pensata per prevenire lo stress (responsabiltà dell’organizzazione) in grembo ad una gestione HRM seria e globale.

Scopo di questa politica sarà arrivare ad una atmosfera lavorativa e piacevole che arricchirà sia il soccorritore che il CR.

Ognuno dovrà perciò prendersi le proprie responsabilità: il soccorritore individualmente mentre l’equipe dovrà tener conto del suo insieme e dell’organizzazione.


Note

1 Meccanismo di compensazione: attività sviluppate da un individuo per ridurre lo stress ed i sintomi irritanti.

2 Si nota frequentemente che le persone a contatto con individui gravemente traumatizzati sono in grado di trattare correttamente le reazioni di tipo depressivo ma, non valutano correttamente le reazioni aggressive sviluppate dalla vittima per fronteggiare la sofferenza.

3 Serniclaes Oliver, Thérapeutes et intervenants psychosociaux face au trauma: approche des processus de traumatisation vicariante et indirecte. Ministère de la Défense. Mémoire de fin de stage. Bruxelles, mars 2000.

4 Quintyn Luc, Managing Stress,In: Reychler L., et alii, Peace Building a field guide, Ed. Lynne Rienner, London 2001 p.443 – 452.